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parole, baci e abbracci"
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è come la discoteca"
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Vite al verde
Una Greta, tante Grete
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Laboratorio a cielo aperto
dalla val Bedretto sino al Po
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"The game" in Bosnia
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In un mondo sospeso
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Come ti riciclo il cibo
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LE FIRME DEL CAFFÈ
GLI SCENARI di Luigi Bonanate
L'Ue perde un'occasione
per dimostrare la sua utilità
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Luigi Bonanate
Proprio quando avrebbe potuto dimostrare al mondo il suo valore e la sua utilità nel resistere a grandissime sfide, l’Unione europea è cascata nella trappola del sovranismo e del nazionalismo, un’accoppiata egoistica con la quale ciascun membro dell’Unione ha cercato di risparmiare dalla crisi pandemica solo se stesso anche a scapito di soci e alleati. Nella sua prima prova di portata universale, perché riguarda tutti; sociale, perché incide sulla salute e il benessere di tutti, dovunque abitino nel mondo; finanziaria perché su diversi fronti sta devastando l’economia mondiale. Insomma, di fronte alla tragedia della pandemia che stiamo vivendo, ebbene, l’Unione europea ha fallito totalmente la sua missione e non riesce ad affrontare in modo collettivo, solidale e concorde la corsa alla vaccinazione. Invece di elaborare una strategia comune, gli stati membri si sono fatti concorrenza, sia alla luce del giorno sia (a quanto pare) in qualche oscuro sottoscala: come se non fossimo tutti uguali (almeno di fronte alle malattie) e degni di un vaccino.
Chi ha sempre apprezzato il processo di unificazione europea e ne ha difeso le politiche, contando sulla loro portata universalistica, tanto più avendo visto crescere il numero dei suoi componenti (da 6 a 27), è costretto oggi come oggi ad ammettere che l’andamento della partita ha preso una brutta piega. Non soltanto l’Ue non è ancora mi riuscita a liberarsi dell’immagine del puro liberismo economico, sostanziato fin dai tempi delle lunghissime e defatiganti trattative per decidere un prezzo uniforme per le patatine fritte o per il liquore di cassis a base di ribes nero, ma non ha neppure imparato a dotarsi di strutture gestionali e manageriali capaci di far vivere il suo (quasi) mezzo miliardo di cittadini come un’unica e coesa società civile, a partire, ad esempio, da uno stesso sistema fiscale capace di eguagliare ed armonizzare le varie economie nazionali.
È un peccato che in quasi tre quarti di secolo l’Ue non abbia saputo dimostrare la sua forza, non essendo riuscita ad andare al di là, in effetti, di una libera circolazione delle merci a cui non ha fatto seguito un’effettiva circolazione delle persone. Il caso estremo, poi, del rifiuto d una politica coordinata dei flussi migratori ha fatto traboccare il vaso. E così, quando è arrivato il covid-19 più nessuno ha avuto ritegno nel lanciarsi alla ricerca individuale e individualistica (anche a costo di nuocere agli altri membri dell’Unione) dei vaccini: non si sa neppur bene come siano andate e stiano andando le cose, ma si direbbe che mentre alcuni si sono sacrificati e addirittura immolati per salvare vite umane, qualcun altro sia riuscito a fare immensi guadagni, probabilmente sotto il cappello di qualche multinazionale...
La lezione che stiamo apprendendo è che una istituzione che ovviamente non esiste in natura (perché gli stati le appartengono), ma è il frutto della lungimirante volontà dei suoi padri fondatori, può sopravvivere soltanto se c’è la volontà di mantenerla e migliorala. Si deve decidere al più presto da che parte si vuole andare.
Chi ha sempre apprezzato il processo di unificazione europea e ne ha difeso le politiche, contando sulla loro portata universalistica, tanto più avendo visto crescere il numero dei suoi componenti (da 6 a 27), è costretto oggi come oggi ad ammettere che l’andamento della partita ha preso una brutta piega. Non soltanto l’Ue non è ancora mi riuscita a liberarsi dell’immagine del puro liberismo economico, sostanziato fin dai tempi delle lunghissime e defatiganti trattative per decidere un prezzo uniforme per le patatine fritte o per il liquore di cassis a base di ribes nero, ma non ha neppure imparato a dotarsi di strutture gestionali e manageriali capaci di far vivere il suo (quasi) mezzo miliardo di cittadini come un’unica e coesa società civile, a partire, ad esempio, da uno stesso sistema fiscale capace di eguagliare ed armonizzare le varie economie nazionali.
È un peccato che in quasi tre quarti di secolo l’Ue non abbia saputo dimostrare la sua forza, non essendo riuscita ad andare al di là, in effetti, di una libera circolazione delle merci a cui non ha fatto seguito un’effettiva circolazione delle persone. Il caso estremo, poi, del rifiuto d una politica coordinata dei flussi migratori ha fatto traboccare il vaso. E così, quando è arrivato il covid-19 più nessuno ha avuto ritegno nel lanciarsi alla ricerca individuale e individualistica (anche a costo di nuocere agli altri membri dell’Unione) dei vaccini: non si sa neppur bene come siano andate e stiano andando le cose, ma si direbbe che mentre alcuni si sono sacrificati e addirittura immolati per salvare vite umane, qualcun altro sia riuscito a fare immensi guadagni, probabilmente sotto il cappello di qualche multinazionale...
La lezione che stiamo apprendendo è che una istituzione che ovviamente non esiste in natura (perché gli stati le appartengono), ma è il frutto della lungimirante volontà dei suoi padri fondatori, può sopravvivere soltanto se c’è la volontà di mantenerla e migliorala. Si deve decidere al più presto da che parte si vuole andare.
10-04-2021 22:00
Londra,
La polveriera
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