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LE FIRME DEL CAFFÈ
FUORI DAL CORO di Giò Rezzonico
Il tunnel supera il muro
e nasce la "Città- Ticino"
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Giò Rezzonico
A partire da questa settimana il Ticino dispone di un nuovo sistema di collegamenti pubblici, che trasforma di fatto i centri urbani in una città diffusa: la cosiddetta Città-Ticino. La nuova rete di trasporti si articola attorno a una sorta di metropolitana, che collega in meno di mezz’ora Locarno, Lugano e Bellinzona, grazie alla nuova galleria ferroviaria di base del Monte Ceneri. Un tunnel che dovrebbe - il condizionale è d’obbligo - abbattere di fatto un ostacolo, il Monte Ceneri appunto, che per secoli ha diviso il Cantone in Sopra e Sottoceneri. Non illudiamoci però, il "muro" è stato sì abbattuto, ma per vederne i frutti dovremo comunque attendere almeno una generazione.
Pensando al futuro - e si spera che coloro che gestiscono le sorti del Cantone sappiano guardare lontano - la visione dovrà essere quella della Città-Ticino. Una città, come abbiamo scritto in un manifesto redatto assieme a un gruppo di imprenditori e operatori culturali e sociali, in grado di "diventare parte viva e dialogante di una realtà sociale ed economica integrata tra Zurigo (sempre più vicina dopo l’apertura del tunnel del San Gottardo) e Milano, sfruttando per il suo sviluppo sinergie e complementarietà con queste due importanti realtà economiche". Ma non solo. Siccome Como e Varese hanno in comune con il Ticino l’interesse di far parte di questa "realtà sociale ed economica integrata", si potrebbe parlare di una Città dei Laghi, in grado di sintonizzarsi con il dinamismo di Zurigo e di Milano.
Ma torniamo alla Città-Ticino. Quali politiche sono auspicabili affinché interpreti un ruolo innovativo? In primo luogo sarebbe necessario che i vari centri adottino un progetto unitario, senza perdere le singole specificità, ma evitando conflittualità e inutili doppioni. Chiasso manterrà la sua vocazione di centro di confine. Mendrisio consoliderà le sue importanti realtà accademiche e potrà sfruttare le opportunità offerte dallo snodo ferroviario con Varese-Malpensa. Lugano continuerà ad essere il punto di riferimento culturale e finanziario, mentre Bellinzona, oltre a rimanere la capitale amministrativa, svilupperà ulteriormente il suo importante ruolo nella ricerca scientifica e accademica. La vocazione turistica del Locarnese è fuori discussione, ma se questa regione vorrà avere peso nella nuova realtà politica, dovrà trovare la forza di superare gli egoismi personali e i campanilismi - sempre più anacronistici in una società moderna - per aggregarsi al suo interno.
Sarà anche opportuno che la nuova Città-Ticino trovi una sua nuova identità, fondata su un’ "economia del sapere, ovvero su un sistema di produzione e di società in grado di essere attrattivo per i giovani di domani e in rete tra il globale e il locale, in particolare con le due metropoli, sia per disporre di un ampio bacino di risorse umane, sia per creare nuove reti imprenditoriali". Un sistema in cui "le realtà accademiche ed economiche collaborino tra loro, sviluppando strategie integrate nell’ambito della formazione, della ricerca, dello sviluppo e di un processo d’apprendimento collettivo".
Pensando al futuro - e si spera che coloro che gestiscono le sorti del Cantone sappiano guardare lontano - la visione dovrà essere quella della Città-Ticino. Una città, come abbiamo scritto in un manifesto redatto assieme a un gruppo di imprenditori e operatori culturali e sociali, in grado di "diventare parte viva e dialogante di una realtà sociale ed economica integrata tra Zurigo (sempre più vicina dopo l’apertura del tunnel del San Gottardo) e Milano, sfruttando per il suo sviluppo sinergie e complementarietà con queste due importanti realtà economiche". Ma non solo. Siccome Como e Varese hanno in comune con il Ticino l’interesse di far parte di questa "realtà sociale ed economica integrata", si potrebbe parlare di una Città dei Laghi, in grado di sintonizzarsi con il dinamismo di Zurigo e di Milano.
Ma torniamo alla Città-Ticino. Quali politiche sono auspicabili affinché interpreti un ruolo innovativo? In primo luogo sarebbe necessario che i vari centri adottino un progetto unitario, senza perdere le singole specificità, ma evitando conflittualità e inutili doppioni. Chiasso manterrà la sua vocazione di centro di confine. Mendrisio consoliderà le sue importanti realtà accademiche e potrà sfruttare le opportunità offerte dallo snodo ferroviario con Varese-Malpensa. Lugano continuerà ad essere il punto di riferimento culturale e finanziario, mentre Bellinzona, oltre a rimanere la capitale amministrativa, svilupperà ulteriormente il suo importante ruolo nella ricerca scientifica e accademica. La vocazione turistica del Locarnese è fuori discussione, ma se questa regione vorrà avere peso nella nuova realtà politica, dovrà trovare la forza di superare gli egoismi personali e i campanilismi - sempre più anacronistici in una società moderna - per aggregarsi al suo interno.
Sarà anche opportuno che la nuova Città-Ticino trovi una sua nuova identità, fondata su un’ "economia del sapere, ovvero su un sistema di produzione e di società in grado di essere attrattivo per i giovani di domani e in rete tra il globale e il locale, in particolare con le due metropoli, sia per disporre di un ampio bacino di risorse umane, sia per creare nuove reti imprenditoriali". Un sistema in cui "le realtà accademiche ed economiche collaborino tra loro, sviluppando strategie integrate nell’ambito della formazione, della ricerca, dello sviluppo e di un processo d’apprendimento collettivo".
10-04-2021 22:00
Londra,
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