L'attivista pro cannabis fa ricorso contro la decisione
Una canna nel parco
gli costa la patente
STEFANO PIANCA
La revoca della patente di guida per consumo di marijuana? Può scattare anche senza essere beccati "alterati" al volante. Lo ha scoperto sulla propria pelle Sergio Regazzoni, fondatore dell'Associazione cannabis ricreativa Ticino, che però è deciso a dar battaglia sino al Tribunale federale. La vicenda inizia l'11 giugno: Regazzoni va al Parco Ciani di Lugano per controllare - nell'ambito di una auditing dell'Acrt - se la polizia avesse finalmente cominciato ad appioppare delle semplici contravvenzioni ai consumatori di canapa, abbandonando la regola, ormai priva di base legale, della ben più grave segnalazione al Ministero pubblico.
Secondo l'Acrt, solo dal primo luglio, con un ritardo di oltre sei mesi sul resto della Svizzera, il Ticino avrebbe timidamente iniziato a sanzionare con 100 franchi le persone trovate a fumare erba (a patto di non trovarle con più di 10 grammi di cannabis). Calatosi nella parte del controllore, Regazzoni quel giorno di giugno si mette a fumare platealmente uno spinello ed ecco che tra gli alberi spuntano due poliziotti in borghese. Auditing riuscito? Mica tanto, visto che la coda inattesa fa capolino da una lettera con cui il 14 luglio la Sezione della circolazione gli comunica l'avvio di un procedimento per la revoca della licenza di guida. Ma prima di procedere, l'Ufficio giuridico dà a Regazzoni la possibilità di dire la sua. Ciò che lui fa per lettera il 23 luglio, spiegando "di aver percorso in oltre 36 anni di guida più di 2 milioni di chilometri", in Svizzera e all'estero: "Non ho mai fatto incidenti, né violato la Legge sulla circolazione stradale e da decenni sono al minimo del bonus assicurativo". Un guidatore modello, dunque, anche con i mezzi dell'esercito: "Alla visita sanitaria per il reclutamento ho dichiarato di essere un consumatore abituale di cannabis ricreativa, ma non sono stato scartato. Anzi, ho conseguito la patente militare e sono stato congedato a 51 anni col grado di ufficiale specialista". Per Regazzoni si tratta di un provvedimento non per sanzionare un fatto o un pericolo concreto - visto che lui non si è messo alla guida sotto l'effetto di uno spinello - bensì di un processo all'intenzione, ossia all'eventualità che lui si sarebbe potuto mettere al volante.
Per il Cantone è ininfluente che un certificato medico attesti che "il signor Regazzoni gode attualmente di buona salute". Contano, invece, le analisi di sangue e urine che rilevano un tasso di Thc, il principio attivo della marijuana, tale da "suggerire un consumo regolare di cannabis" come scrive il laboratorio dell'Istituto alpino di chimica e di tossicologia. Lo scorso 2 ottobre la Sezione circolazione, sulla base degli "importanti indizi di sospetta dipendenza", decide di revocargli "la licenza di condurre a titolo preventivo e cautelativo a tempo indeterminato e con effetto immediato". Per riaverla Regazzoni dovrà passare indenne per tre mesi da controlli tossicologici settimanali.
Ma lui non ci sta e ricorre al Consiglio di Stato: "Andrò fino al Tribunale federale e oltre - spiega -. Il caso sollevato non è fine a me stesso. Lo scopo è di introdurre e fare applicare delle leggi e non delle applicazioni ideologiche delle norme che si traducono in politiche repressive per i consumatori di cannabis ricreativa". Quanto possa essere sottile il confine tra repressione e prevenzione lo spiega il penalista, l'avvocato Brenno Canevascini: "Quando una persona è dedita al consumo di stupefacenti, indipendentemente se è alla guida, il solo fatto di avere una licenza di condurre può portare l'autorità amministrativa a dire: 'A titolo preventivo ti sequestriamo la patente'. Questo vale pure per i forti consumatori di alcol".
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@StefanoPianca
19.10.2014