Il diario
I detttagli affettivi
e il cuore vero del Natale
e il cuore vero del Natale
GIUSEPPE ZOIS
Caro Diario,
eccoci anche al nostro primo Natale diverso, sferzato dal coronavirus. Dopo la Pasqua a sua volta inedita, dentro chiese blindate al culto per l’epidemia, nel suo apice primaverile, ci ritroviamo davanti a una solennità che molti vedono come depotenziata per alcune norme limitative. Ma cosa conta, la forma o la sostanza? La tradizione o la fede?
È INNEGABILE che troppe usanze, divenute poi preminenti, abbiano rivestito la notte dell’inizio della cristianità di molti superflui ornamenti. La domanda cruciale dovrebbe essere sul senso vero del Natale in un tempo in cui sembrano contare di più le luminarie, le vetrine colme di ogni attrazione ammaliatrice, lo shopping, i regali sotto l’albero, pranzi e cenoni. Nel significato e nei richiami profondi il Natale è simbolo innanzi tutto di frugalità e l’immagine più consona è quella del presepe (dal latino: "mangiatoia", dove la Maria pose il bambino appena nato, secondo il Vangelo di Luca). Simultaneo fu l’annuncio dell’angelo ai pastori; non è precisata l’ora: "Essi passavano la notte all’aperto per fare la guardia ai loro gregge". Sarà pur vero che "Dio è nei dettagli", secondo la definizione dell’architetto Ludwig Mies van der Rohe, ma la centralità dell’evento sta altrove ed è questa che conta.
NON È L’ORA cronometrata al minuto ad avere importanza - con il quasi dogma che la Messa di Natale "dev’essere a mezzanotte in punto" - ma la memoria, la verità storica che si fa fede per chi crede. L’eco, qui, è di piena e totale coerenza con il messaggio che dalla notte di Betlemme si è diffuso: e primi destinatari non furono i notabili del tempo, "quelli che contano", ma gli irregolari, gli ultimi, ai quali nell’Epifania si aggiungono i Magi, venuti da lontano, cioè gli stranieri.
CONSIDERARE depauperato il Natale perché la Messa non coincide con i rintocchi della mezzanotte è questione del tutto irrilevante. Già prima della "covid" i Papi celebravano le Messe di Natale e i riti pasquali in anticipo sulla mezzanotte, che non è l’ora magica. Il valore della notte è chiaramente simbolico: la nascita di Gesù è la luce che squarcia le tenebre per l’umanità e la circostanza del buio in dicembre è ampiamente rispettata, visto che dalle 17 si fa buio. Del resto in quante chiese i sacerdoti - con la responsabilità di diverse parrocchie - tenevano e tengono in forzato anticipo le liturgie di Natale e Pasqua?
IN UNA DELLE ULTIME interviste, con il cancro già avanzato, Padre David Maria Turoldo, senza giri di parole, mi parlò del "tradimento" del Natale, che fu "una venuta tragica, con impatto dirompente per il mondo" e rincarò la dose accostandovi il dono, diventato segno dello spreco e dell’ostentazione. Stiamo dolcificando tutto e Gesù è ridotto a decorazione poco più che affettiva. Il cataclisma della pandemia dovrebbe portarci a riscoprire il primato dell’amore come unica possibile salvezza per l’umanità.
19.12.2020
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