L'idea affascina gli utenti ma lascia perplessi gli esperti
Mezzi pubblici gratuiti,
il Ticino ci pensa ma...
ANDREA STERN
Viaggiare gratis su bus, tram e treni? "Un’idea accattivante e probabilmente anche giusta", secondo Fabio Canevascini, presidente dell’Associazione ticinese degli utenti dei trasporti pubblici (Astuti). Eppure tutte e cinque le città tedesche in cui la misura potrebbe essere sperimentata già entro la fine dell’anno - Essen, Bonn, Mannheim, Herrenberg e Reutlingen - hanno espresso contrarietà. "Ipotesi irrealistica", sostengono infatti gli enti locali, che stanno ora trattando con il governo tedesco, dal canto suo seriamente intenzionato a dimostrare all’Unione europea il suo impegno contro l’inquinamento. Se mai il progetto dovesse andare in porto, la Germania avrebbe creato il più grande sistema di trasporti pubblici gratuiti al mondo. E la Svizera?
"A me sembra più che altro una provocazione - dice Remigio Ratti, professore universitario ed esperto di trasporti -. Da una parte è benvenuta perché fa parlare di trasporti pubblici, ma dall’altra è fondamentalmente sbagliata. Perché mette l’accento sulla gratuità, che non può essere una soluzione". È vero che in Svizzera la vendita di biglietti e abbonamenti permette di coprire solo il 49% dei costi del trasporto pubblico. La parte restante è a carico dello Stato. "Ma introdurre la gratuità - prosegue Ratti - significa togliere risorse e quindi peggiorare l’offerta, già oggi insufficiente in varie zone. Bisogna invece investire maggiormente nei trasporti pubblici. A cosa mi serve un bus gratuito se poi resta bloccato nel traffico perché mancano le corsie preferenziali?".
Canevascini, invece, ritiene che sarebbe possibile investire anche senza gli introiti di biglietti e abbonamenti. "Il problema è politico - sostiene -. Abbiamo un governo federale che a preventivo annuncia perdite e poi fa saltare fuori cinque miliardi di franchi. È chiaro che se si ragiona con una mentalità da deficit si penserà sempre e solo a tagliare e non si avrà mai il coraggio di osare".
Già, in altre occasioni è stato dimostrato che volere è potere. "Pensiamo ad esempio - afferma Canevascini - a quando eravamo ragazzi e parlavamo delle zone limitate a 30 all’ora. A quei tempi nessuno ci credeva, eppure oggi ne abbiamo ovunque. È giusto quindi anche sognare i trasporti pubblici gratuiti. Se poi si trovasse la volontà politica, allora si troverebbe anche la soluzione".
Nessun Paese al mondo ha però mai pensato di introdurre la gratuità dei trasporti pubblici su scala nazionale. Anche in Ticino la proposta è stata più volte respinta da Governo e Gran Consiglio. "Si potrebbe magari provare - propone Ratti - in città come Zurigo o Basilea, dove più della metà delle economie domestiche non ha un veicolo privato e la rete di mezzi pubblici è particolarmente capillare. Ma in Ticino siamo ancora indietro, manca l’offerta. Prioritario è quindi migliorare e il servizio".
Come anche le tariffe. "Ma in questo senso si sta già andando nella giusta direzione - replica Ratti -. Le Ffs ad esempio offrono dei prezzi che variano nella giornata e permettono di viaggiare a minor costo nelle fasce orarie meno affollate. L’opinione pubblica non è ancora molto ben disposta verso questo sistema, che invece, con l’evolversi della tecnologia, rappresenta il futuro".
Infine, sempre secondo Ratti, per incentivare l’uso dei trasporti pubblici è utile invogliare i cittadini a provarli. "Io per esempio quando sono arrivato a Lugano, dodici anni fa, avevo una pessima idea dei mezzi pubblici, non pensavo di usarli - spiega -. Oggi invece ho un abbonamento Arcobaleno e li uso di frequente".
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08.04.2018