Cosa può nascondersi dietro alcuni gruppi culturali di destra
La patria e le tradizioni
nella mappa nazionalista
MAURO SPIGNESI
Si richiamano all'identità dei popoli celti, goti, longobardi, germanici. E rispolverano vecchi simboli della destra. Organizzano manifestazioni in montagna, dove tra un dibattito e una risottata ripropongono giochi che affondano nella mitologia alpina. Ma oltre le venature ludiche e vagamente nostalgiche, rilanciano un'identità che nasce e cresce attorno alla regione Insubrica. Ovvero ad un concetto non solo geografico, richiamato da una galassia di associazioni e gruppi, al di là e al di qua della frontiera. Come ad esempio Terra Insubre, che ha sede in Italia, a Varese, e in molte città lombarde oltre che in Ticino, e che pur slegata dai partiti politici, può tuttavia contare in radici e amicizie leghiste, nelle simpatie di frange indipendentiste. Punta a creare una comunità nazionale che comincia dal Po e si ferma ai Passi alpini. La sua attività si articola fra convegni, conferenze, studi, pubblicazioni e l'Università estiva. E, attraverso il gruppo di lavoro di Grigioni e Ticino, ha ottenuto dal 2007 al 2009 anche finanziamenti di sponsor istituzionali, come Swissloss.
Terra Insubre, come associazione culturale, ha stretto un accordo di collaborazione, con il movimento politico Domà Nunch, che sostiene la causa nazionalista insubrica. Tutto legittimo, sia chiaro. Certo, è curioso che le iniziative di Terra Insubre siano state raccontate in un servizio della rivista del gruppo norvegese ultra nazionalista Ma?lmannen (vedi articolo in basso). Un'organizzazione che porta avanti alcuni valori simili a quelli di gruppi che proprio in questi anni sono stati progressivamente sdoganati dalla vecchia destra in doppiopetto attraverso alleanze strategiche che rischiano però di rivelarsi pericolosi cavalli di Troia.
È successo in Francia, dove Marine Le Pen nelle ultime sfide elettorali ha ottenuto l'aiuto di altri gruppi nazionalisti per raccattare - come hanno spiegato molti analisti - l'elettorato insoddisfatto delle periferie, strappando la simpatia di gruppi come Bloc Identitaire. Succede in Italia dove la Lega nord di Matteo Salvini ha fatto salire a bordo le frange estremiste di Forza Nuova e Casa Pound. In Spagna con Democracia Nacional che tesse dialoghi con la destra più conservatrice. In Inghilterra dove il sentimento antieuropeista spinge il British Nacional Party. E pure nella Grecia della crisi e della crescita stratosferica del debito pubblico che ha messo benzina nel motore ad Alba Dorata.
Un tempo litigiosa e divisa questa galassia nazionalpopulista sta cercando una sua immagine complessiva per ritrovarsi. E lo fa soffiando sulla crisi europea e facendo ribollire rigurgiti nazionalisti. Rispolverando il vecchio concetto di frontiera per fermare l'immigrazione straniera. Spingendo la politica dell'identità ai limiti estremi, sino a farla sconfinare, in alcuni casi, su un terreno xenofobo e razzista.
Il rischio è che questa forte connotazione localistica e isolazionistica, il richiamo costante alla sovranità nazionale, possano contaminare ancor di più il dibattito politico, con i partiti tradizionali che rincorrono gli slogan identitari a antistranieri per paura di perdere terreno e voti. Dal settentrione d'Europa all'Italia, da nord a sud, monta l'ondata nazionalpopulista e il Ticino si trova stretto nella morsa di un processo che sta contagiando la politica continentale, infiltrandosi nel tessuto sociale di molti Paesi, dettando priorità e parole d'ordine improntate al protezionismo e alla chiusura.
I satelliti della galassia nazionalista sono presente anche a Ginevra e Zurigo con gruppi legati alla destra estrema che pubblicano bollettini su internet. In questa spinta da nord a sud, nascono e si replicano poi sul territorio movimenti più estremisti come Pegida in Germania, "contro l'Islamizzazione dell'Occidente", che in Ticino ha un sito dove alcuni politici hanno "inavvertitamente" cliccato sul "mi piace" salvo fare una brusca marcia indietro. O altri gruppi, come il Mas, il Movimento d'azione sociale, dichiaratamente di estrema destra.
Ma in Ticino chi ha orientamenti verso la destra più radicale non è costretto necessariamente a restare dentro i confini svizzeri. Può tranquillamente ritrovarsi in quell' arcipelago di gruppi presenti nel Varesotto e nel Comasco. Come Forza nuova che proprio a Cantù celebra il Festival Boreal, contestato dalla sinistra e, due anni fa, persino dall'allora segretario del Carroccio e attuale governatore della Lombardia Roberto Maroni che sottolineò la propria "lontananza ideologica" dal movimento.
Può persino partecipare ad adunate come quella di un anno fa a Varese, dove in 400 festeggiarono il compleanno di Hitler, celebrando il ventennale di "Varese Skinheads".
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@maurospignesi
05.04.2015