Nadine Lacroix Oggier
"Negli alimenti serve
anche mettere il cuore"
ANDREA BERTAGNI
Chilometri e chilometri di foreste selvagge. Una natura da togliere il fiato. E da desiderare... anche nel piatto. Nadine Lacroix Oggier, 42enne dottoressa in microbiologia alimentare con accento francese del Québec, si è portata un po’ della sua terra in Svizzera. Alla testa di un’associazione senza scopo di lucro con sede a Friburgo, Cluster Food&Nutrition, da qui vuole ripartire per raggiungere un cibo il più genuino possibile, naturale e al tempo stesso innovativo e regionale. Non una sfida semplice. Ma Nadine Lacroix Oggier è abituata ai cambiamenti. Quelle stesse trasformazioni che avvengono negli alimenti. E possono migliorare la salute dei consumatori. "In Giappone gli alimenti funzionali sono una realtà particolarmente sviluppata. Prodotti alimentari a cui sono stati aggiunti ingredienti naturali che possono avere benefici per la salute".
Alimenti funzionali. È questa, secondo la dottoressa canadese, la chiave. Per dare all’alimentazione una nuova rotta. In un mondo in mano ai giganti della produzione alimentare. Industrializzata e senza più un cuore. "Stiamo vivendo una fase cruciale - spiega - non è possibile rimanere con le mani in mano, bisogna agire, diventare consumatori sempre più consapevoli". Ecco perché, dopo un passato alla Nestlé e alla Philip Morris, Lacroix Oggier oggi ha come obiettivo proprio quello di trasformare il settore alimentare svizzero, scommettendo sull’innovazione tecnologica, sulla salute e sullo sviluppo sostenibile.
La microbiologa canadese non è arrivata in Svizzera per caso. "La mia tesi di laurea era sui batteri del latte durante la fermentazione. Ero interessata in particolare alla possibilità di massimizzare le loro qualità nutrizionali nella lavorazione del formaggio". Sperimentare per dare benessere e salute. Senza stravolgere il cibo. Nel rispetto della natura.
Nadine Lacroix Oggier è capofila di un progetto portato avanti anche dal polo scientifico e tecnologico di Friborgo per introdurre, tra l’altro, la coltivazione del caprifoglio turchino in Vallese. Una bacca dai poteri antiossidanti molto utilizzata in Giappone. Con un’altra iniziativa la dottoressa vorrebbe invece creare una nuova varietà di funghi ricchi di vitamine. In collaborazione con i contadini vallesani sta inoltre studiando un sistema per ottimizzare il consumo di energia delle serre. Perché l’impatto ambientale è fondamentale e non si è più disposti a mangiare senza sapere cosa c’è davvero nel piatto. "Oggi siamo tutti consumatori informati , non vogliamo più solo acquistare un prodotto ma conoscerne la sua storia".
Nadine Lacroix Oggier ha studiato molto. Lei, l’amore per il cibo e per la "manipolazione" ce l’ha fin da bambina. "Si può dire che ho sempre giocato con gli alimenti - racconta -, preparavo il pane, fermentavo la birra e vinificavo il vino". Con gli anni le abitudini non sono cambiate. "In effetti faccio fermentare la choucroute - sorride - e preparo anche una bevanda un po’ particolare che si chiama kefir, ricca di fermenti lattici ottenuta dalla fermentazione del latte a base di acqua, limone, zucchero".
Niente a che vedere insomma con la direzione presa di recente da alcune startup della Silicon Valley che hanno inventato la bistecca... senza carne, che riproduce il suo sapore e il suo odore. "Mi chiedo davvero dove stiamo andando. Vogliamo sul serio lasciare campo libero a un’alimentazione totalmente industrializzata?". Per Nadine Lacroix Oggier la risposta non può che essere una sola.
abertagni@caffe.ch
29.08.2020