Milena Folletti
"La resilienza è la bussola
della mia vita quotidiana"
ANDREA BERTAGNI
L'appuntamento è in un bar di Giubiasco che si affaccia su una sartoria. Milena Folletti, numero due della Radiotelevisione della Svizzera italiana (Rsi), rimane con lo sguardo fisso sul negozio. Sembra emozionata. "Mi fa ricordare mia mamma, che di professione era sarta - spiega -. Io stessa, da bambina, mi aggiravo come una trottola tra modelli e vestiti". E a 53 anni, Folletti sembra ancora non aver abbandonato l’attitudine di imbastire la quotidianità con il suo modo di essere. "Prima era mia mamma a confezionarmi i vestiti su misura. Oggi sono io a vestire la mia vita - prosegue -. Di carattere sono curiosa, dopo un po’ mi annoio, ho una sorta di fame intellettuale che mi porta sempre a collegare i fatti, un po’ come i puntini della settimana enigmistica".
Una vita "perennemente in movimento, centrata sulla resilienza - continua Folletti, oggi a capo dei programmi e dell’immagine della Rsi - nella capacità di piegarsi e di non spezzarsi, di adattarsi alle circostanze, perché bisogna essere pronti a mutare direzione in qualsiasi momento". Anche quando cambiare significa magari diventare direttrice della Rsi? "Il mio obiettivo è restare sempre sul pezzo e cercare di farlo in un ambiente a me congeniale. Ho il gene dell’indipendenza. Per molto tempo, ogni 7 anni circa, andavo da un "cacciatore di teste" per capire la spendibilità di un profilo come il mio sul mercato. L’azienda per la quale lavoro, la Rsi, è in continua trasformazione e movimento, un po’ come me, ed è per quello sono rimasta".
Restare non significa infatti sempre sedersi. Almeno per Folletti. Che da quando ha iniziato a lavorare per la Ssr, non si è mai fermata. "Mi ero appena iscritta all’Università di Ginevra quando mi hanno proposto di diventare responsabile della formazione e dello sviluppo - ricorda -. Ho accettato la sfida professionale, ma non ho smesso di studiare. Mi sono iscritta a Pavia, facoltà di scienze politiche, lavoravo e studiavo e in sei anni mi sono laureata". Sette anni dopo, Folletti cambia ruolo. Diventa responsabile del "Program management". Un’altra sfida. "È stato l’ex direttore della Rsi Dino Balestra, a chiamarmi, dopo che avevo organizzato un corso di formazione con la Bbc, innovativo e di cui molti si ricordano ancora oggi". All’inizio degli anni ‘90 "non si parlava ancora di formazione continua, si stava però affermando Internet e io mi sono messa a navigare con un modem 56k alla ricerca di professionisti, per riuscire a portarli a Besso e a Comano".
Molti anni dopo, non solo Internet è esploso. Ma ha cambiato tutto. Anche il giornalismo. "Quanto sta accadendo nel mercato dei media è complesso e affascinante - afferma - dobbiamo riuscire ad essere a prova di futuro. Le facce di una medaglia sono sempre due: si possono vedere i problemi dei cambiamenti in atto o le opportunità. I problemi vanno certo gestiti, ma le opportunità vanno colte e sfruttate. È in quest’ottica positiva che il servizio pubblico si affaccia verso il domani. Credo nei partenariati e nelle collaborazioni, nella creazione di un ecosistema in cui i diversi attori avanzano uniti tra pubblico e privato".
Sì, perché l’erosione di pubblicità a vantaggio delle grandi multinazionali come Google e Facebook, "che oggi dettano le regole del gioco", può anche essere vista, secondo Folletti, come un’occasione di riflessione per riuscire a garantire "quel pluralismo dell’informazione che è una componente fondamentale della società". Nel frattempo però, proprio a causa della perdita di pubblicità, la Ssr dovrà procedere a dei tagli di personale. "È il direttore che deve esprimersi su queste misure. Non posso commentare", risponde in modo garbato. Prima di tornare con gli occhi sul negozio di sartoria dall’altra parte della strada.
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10.10.2020